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Il commento dei familiari delle vittime della “strage” di Santo Stefano alle conclusioni della perizia psichiatrica su Angelika Hutter: seminfermità al momento del fatto, ma capacità di sostenere il giudizio a suo carico e confermato, elevato grado di pericolosità sociale
Non una “scappatoia” dalle proprie pesanti responsabilità ma piuttosto la garanzia che l’imputata dovrà essere costantemente seguita e monitorata e che per lei non potrà scattare quella “sospensione condizionale della pena” che contraddistingue, tra l’amarezza dei familiari delle vittime, la stragrande maggioranza delle sentenze per il reato di omicidio stradale.
I congiunti del piccolo Mattia Antoniello, del papà Marco e della nonna materna Maria Grazia Zuin, le cui vite sono state cancellate in un istante dalla “strage” di Santo Stefano di Cadore, non hanno accolto negativamente le conclusioni esposte nell’udienza tenutasi oggi, venerdì 15 marzo 2024, in Tribunale a Belluno, dal pool di quattro consulenti tecnici nominati dal Giudice per le Indagini Preliminari, dott.ssa Enrica Marson, nell’ambito dell’incidente probatorio richiesto dalla Procura bellunese per redigere una perizia psichiatrica su Angelika Hutter, l’automobilista tedesca di 32 anni che, alla guida di una Audi A3, il 6 luglio 2023 ha falciato i tre innocenti, residenti nel Veneziano, mentre camminavano tranquillamente sul marciapiede durante una serena giornata di vacanza.
Nel loro elaborato collegiale i professori Renato Ariatti e Stefano Zago e i dottori Tommaso Caravelli ed Heinz Prast, in estrema sintesi, hanno così risposto alle domande chiave sottoposte loro dal Gip sul soggetto da periziare: seminfermità mentale (precisamente, capacità d’intendere di volere grandemente scemata ma non totalmente esclusa) al momento del fatto, ma capacità di sostenere il processo, che ora dunque dovrà affrontare per rispondere di triplice omicidio stradale, e persistente pericolosità sociale per la collettività. Le stesse identiche conclusioni a cui peraltro è giunto anche il pool di consulenti tecnici per la parte offesa messi a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono affidati, per essere assistiti e ottenere giustizia, tutti i familiari delle vittime, attraverso il General Manager Riccardo Vizzi, unitamente all’avvocato Alberto Berardi del Foro di Padova, presente all’udienza di oggi: il professor Giuseppe Sartori, ordinario di Neuropsicologia e Psicopatologia Forense all’Università degli Studi di Padova, la dott.ssa Matilde Forghieri, medico chirurgo specialista in psicoterapia e psicoterapeuta, e il dott. Pierfrancesco Monaco, medico chirurgo e specialista in Medicina Legale, anche lui in aula in rappresentanza dei colleghi.
“Partiamo dal presupposto che nessuna condanna, nessun risarcimento, nessuna azione “umana” potranno mai restituirci tutto ciò che abbiamo perduto e attenuare l’immenso dolore con cui siamo e saremo per sempre costretti a sopravvivere ogni giorno da quella maledetta giornata: un ergastolo – spiegano i familiari di Mattia, Marco e Maria Grazia – Premesso questo, prendiamo atto delle conclusioni dei periti e ringraziamo sempre la Procura e il Tribunale di Belluno per lo scrupolo e l’attenzione che ci hanno riservato”.
“Questa valutazione psichiatrica – proseguono – non fa altro che confermare la pericolosità sociale di questa persona, che dovrà comunque sostenere il giudizio per i gravissimi reati che ha commesso ma, qualsiasi sia la pena che le sarà inflitta, andrà costantemente seguita e curata anche dopo per tutelare la collettività e per evitare che si ripetano tragedie come quella che ci ha colpiti”.
“Il vero dramma dell’omicidio stradale è che le famiglie delle vittime alla fine si sentono come abbandonate dalla giustizia e dalle istituzioni, che pure dovrebbero salvaguardarle, perché la perdita del proprio caro equivale a scontare una condanna a vita ma dall’altra parte il o i responsabili molto raramente fanno anche solo qualche giorno di carcere – aggiunge Riccardo Vizzi, di Studio3A – Per questo reato “colposo” subentra pressoché sempre la sospensione condizionale della pena, nessun obbligo per gli imputati condannati, e quando ciò non avviene in genere il colpevole se la cava con l’affidamento ai servizi sociali. Con la Hutter non potrà essere così, non ci sarà una “pena sospesa”, non potrà andarsene tranquillamente in giro come prima, ma dovrà essere costantemente monitorata e seguita in una struttura apposita”.
“Prendiamo favorevolmente atto che è stato accertato, con tutte le garanzie del contraddittorio tra le parti proprie dell’incidente probatorio, che sussistono tutte le condizioni per il proseguimento del procedimento e dunque per l’accertamento delle responsabilità correlate” commenta infine l’avvocato Berardi: per dopo Pasqua si attende dunque la richiesta di rinvio a rinvio a giudizio per la Hutter da parte del Pubblico Ministero.
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Dott. Riccardo Vizzi
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