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La Procura imputa l’esclusiva responsabilità dell’assurda tragedia al camionista, 63 anni, di Monopoli: i familiari del quarantaduenne di Bisceglie si aspettano giustizia
Nulla e nessuno potranno restituire il loro caro, ma i familiari di Donato Papagni potranno quanto meno ottenere un po’ di giustizia. A conclusione delle indagini preliminari sul tragico e assurdo incidente stradale costato la vita all’appena quarantaduenne di Bisceglie (Bari) il 2 aprile 2022, a Cerignola, nel Foggiano, il Pubblico Ministero della Procura di Foggia titolare del fascicolo, il dott. Matteo Stella, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’autotrasportatore che lo ha inopinatamente travolto e ucciso mentre era fermo a bordo strada essendo rimasto in panne con il furgone aziendale: si tratta di S. V., 63 anni, di Monopoli (Ba). Riscontrando puntualmente la richiesta, il Gup del Tribunale di Foggia, dott. Carlo Protano, con avviso del 25 maggio 2023, ha dunque fissato per il 21 giugno prossimo, alle 9.30, nel palazzo di Giustizia di viale I Maggio, l’udienza preliminare di un processo dal quale la moglie, i due figli minori, i genitori, il fratello e la sorella della vittima, assistiti da Studio3A-Valore S.p.A., si aspettano risposte.
Quella maledetta sera, attorno alle 22.15, Papagni, conosciutissimo e ben voluto da tutti a Bisceglie (e non solo), anche per la sua passata attività di commerciante ambulante, e che lavorava come autista per conto della Vandelia srl, un’azienda ortofrutticola, stava rientrando da un viaggio di lavoro, più precisamente da una trasferta nel Napoletano per la consegna dei prodotti, e stava percorrendo la Strada Statale 16 in carreggiata sud, in direzione Foggia-Bari, alla guida di un autocarro Iveco 35 della ditta. Giunto però all’altezza della progressiva chilometrica 712+300, nel territorio comunale di Cerignola, è stato costretto a fermarsi per un’improvvisa avaria del veicolo. Ha correttamente accostato il mezzo all’estremo margine destro della sua corsia di marcia, ha azionato tutti i dispositivi di segnalazione, a cominciare dalle luci lampeggianti a intermittenza del furgone, ha avvisato la sua azienda del problema, ha telefonato alla moglie spiegandole l’accaduto e informandola che avrebbe tardato – è l’ultima volta che la donna ha sentito il marito -, ed è sceso dall’abitacolo per dare un occhio al motore e verificare il guasto. Ma ha fatto appena a tempo ad aprire il cofano che sul suo autocarro si è abbattuto l’autoarticolato Scania che sopraggiungeva sulla SS 16 nella stessa direzione di marcia condotto appunto da S. V., che non si è incomprensibilmente avveduto del veicolo fermo in panne davanti a sé tamponandolo violentemente, colpendone il lato posteriore sinistro con lo spigolo anteriore destro del suo trattore stradale, scagliandolo contro il guardrail e finendo in questo modo per travolgere anche la vittima, rimasta schiacciata tra il suo autocarro e la barriera: Papagni ha riportato, in particolare, un gravissimo trauma toracico e del bacino che non gli ha lasciato scampo, un destino crudele.
Il Sostituto Procuratore ha subito iscritto nel registro degli indagati per il reato di omicidio stradale il conducente del mezzo pesante: i congiunti del quarantaduenne, per essere assistiti, attraverso l’Area manager Puglia Sabino De Benedictis, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell’avv. Fabio Ferrara del Foro di Bari. E ora, a conclusione dell’inchiesta, il magistrato inquirente ha chiesto il processo per il camionista imputandogli l’esclusiva responsabilità dei tragici fatti. A S. V. il dott. Stella contesta di aver causato il decesso di Papagni per “colpa generica, difetto di prudenza e attenzione alla guida, e colpa specifica integrata dalla violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, di cui agli articoli 140 e 141 del Codice della Strada” per citare la richiesta di rinvio a giudizio.
Attraverso il rapporto della polizia stradale di Cerignola, che ha effettuato i rilievi, e le indagini è stato infatti accertato che l’imputato, oltre a non aver visto l’autocarro fermo a bordo strada davanti a lui, nonostante le quattro frecce accese, procedeva anche a una velocità non solo superiore al limite imposto in quel tratto, di 60 chilometri all’ora, ma anche non commisurata alle condizioni di tempo, era tarda sera, e di luogo: “strada deformata per 2,7 chilometri e lavori in corso a 700 metri, segnaletica di cantiere e ulteriore limite di 50 km/h” sempre per riportare l’atto del magistrato. Violazioni che purtroppo sono risultate fatali per l’incolpevole Donato Papagni ma di cui adesso il responsabile dovrà rendere conto davanti alla giustizia e ai familiari della vittima.
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Sabino De Benedictis
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Categoria:
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