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La Procura di Como ha riscontrato pesanti violazioni delle norme antinfortunistiche, ma il giovane lavoratore, rimasto menomato, dovrà attendere un altro anno per il processo
E’ sopravvissuto miracolosamente a quell’inferno, ma a carissimo prezzo, dopo una lunga via Crucis tra ospedali, operazioni e cure senza fine, e con pesanti postumi invalidanti. Per l’ennesimo, gravissimo infortunio sul lavoro che ha stravolto l’esistenza di un operaio di soli 27 anni di Albiate (MB), e accaduto il 16 febbraio 2022, nello stabilimento di Cantù (CO) della Fondart, oggi la Procura di Como ha disposto la citazione diretta a giudizio per il presidente del consiglio d’amministrazione dell’azienda che si occupa di pressofusione e stampaggio di alluminio e leghe leggere, di finiture superficiali, lavorazioni meccaniche ed assemblaggio: R. L., 56 anni, di Brenna (CO). Il Pubblico Ministero titolare del procedimento penale, il dott. Simone Pizzotti, gli contesta il reato di lesioni colpose gravissime con l’aggravante di essere stato commesso in violazione di svariate norme antinfortunistiche, su tutti la totale difformità dell’intera linea produttiva dove è accaduto il fatto. Anche se la vittima dell’incidente, che si è affidato a Studio3A-Valore S.p.A. per essere assistito, dovrà attendere un ulteriore anno per ottenere giustizia: l’udienza predibattimentale avanti il Tribunale monocratico lariano è stata fissata per il 14 gennaio 2025!
Il terribile incidente è occorso nel pomeriggio, poco dopo le 17.30: A. M. F., che all’epoca di anni ne aveva solo 25, lavoratore “somministrato” dall’agenzia interinale “Maw Spa” di Brescia, stava operando in prossimità della “linea di pressofusione Isola 2” costituita da un forno di fusione automatico, da una pressa e da un braccio caricatore: quest’ultimo elemento si è azionato e ha inopinatamente schiacciato l’addetto contro la pulsantiera della linea. Il giovane, trasportato in codice rosso e in gravissime condizioni all’ospedale Niguarda di Milano, dopo un’estenuante battaglia (è rimasto ricoverato per oltre due mesi, senza contare altri ricoveri successivi) è uscito dal tunnel, ma ha riportato una prognosi devastante, in particolare un trauma da schiacciamento dell’emisoma destro con ferite lacerocontuse al torace e ustioni di secondo e terzo grado allo zigomo, all’orecchio e al braccio destro, lesioni giudicate guaribili in ben 426 giorni e dalle quali gli è derivato un grado di menomazione dell’integrità psicofisica valutata dall’Inail nella misura del 48 per cento: ha dovuto subire più di dieci operazioni chirurgiche, senza contare poi le sedute di terapia e la rieducazione motoria; le sue condizioni si sono considerate “stabilizzate”, per quanto sia possibile usare questo termine nel caso specifico, solo nell’aprile di quest’anno.
L’inchiesta del magistrato, a cui hanno dato un contributo importante i rilievi e i rapporti degli ispettori dello S.S. PSAL Como Nord, ha concluso ascrivendo all’imputato, quale legale rappresentante dell’impresa, “colpa consistita in imprudenza, negligenza e imperizia, mancata osservanza di leggi, regolamenti, ordini e discipline” per riportare il decreto di citazione a giudizio emesso l’11 dicembre 2023. In particolare, tra le varie violazioni, quella di non aver minimamente valutato, nel documento relativo alla valutazione di tutti i rischi (il Dvr) per la sicurezza e la salute durante l’attività lavorativa, quelli “a cui erano esposti i lavoratori circa la fase di pulizia della macchina di pressofusione per lo stampaggio dell’alluminio” prosegue l’atto: nel Dvr, infatti, “non veniva descritta questa fase, ovvero le corrette modalità di rimozione dell’alluminio in eccesso che si depositava in prossimità del foro d’ingresso dello stampo”. Inoltre, per tale fase il titolare della società “non adottava alcuna procedura relativa alla salvaguardia della salute e sicurezza dei lavoratori, in considerazione anche dell’evidenza che, per la rimozione del metallo in eccesso, era necessario utilizzare il macchinario in modalità manuale, piuttosto che in modalità automatica, prevista per le normali operazioni di pulizia”.
Inoltre, al presidente del Cda di Fondart il Sostituto procuratore ascrive la violazione di non aver assicurato “che il lavoratore ricevesse una formazione sufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza, con particolare riferimento ai rischi riferiti alle mansioni, ai possibili danni, alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione caratteristici del settore di appartenenza dell’azienda. In particolare, il lavoratore non era stato formato e addestrato adeguatamente in rapporto alla sicurezza relativa alle condizioni di impiego delle attrezzature di lavoro ed alle situazioni anormali ma prevedibili”: obbligo questo, precisa il Pm, “in capo all’impresa utilizzatrice e tra l’altro ribadito anche nel contratto di somministrazione di lavoro”.
Ma la violazione più grave riscontrata dalla Procura in capo a R. L. è quella di aver messo a disposizione delle maestranze la linea di pressofusione Isola 2, “costruita in assenza di disposizioni legislative e regolamentari di recepimento delle direttive comunitarie di prodotto, difforme ai requisiti generali di sicurezza” del Testo Unico. In particolare, conclude l’atto del magistrato, “il percorso che il braccio caricatore percorreva per portare l’alluminio fuso prelevato dal crogiuolo al foro d’ingresso della pressa non era protetto contro i rischi di trascinamento impigliamento e schiacciamento, oltre a esporre i lavoratori al contatto con parti mobili e attrezzature aventi temperature elevate, sin oltre quella di fusione di tale metallo”, che è di 660 gradi.
Il giovane operaio, per essere assistito, tramite il consulente personale Armando Zamparo, si è rivolto a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e all’avv. Laura Bastia del Foro di Milano. Adesso, a fronte delle pesanti responsabilità riconosciute al datore di lavoro e al punto fermo della sua citazione a giudizio, ci sia aspetta anche che l’iter risarcitorio possa finalmente sbloccarsi.
Caso seguito da:
Armando Zamparo
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