Anche se andava piano, non può evitare la condanna per omicidio stradale l’automobilista che per mera distrazione perde il controllo del veicolo che sta guidando, causando così un tragico incidente stradale in cui muore un’altra persona.
Con la sentenza n. 44363/23, depositata il 26 ottobre 2023, la Cassazione, VI Sez. Penale, ha definitivamente giudicato su un terribile sinistro occorso lungo una strada Provinciale del Materano, in Basilicata nel dicembre del 2016. Quel giorno una vettura era precipitata in una scarpata e uno dei passeggeri aveva riportato gravissimi politraumi ed era poi deceduto all’ospedale.
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Conducente perde il controllo e l’auto vola in una scarpata: condannato per omicidio stradale
Il Pubblico Ministero aveva ovviamente iscritto nel registro degli indagati il conducente della vettura per l’ipotesi di reato di omicidio stradale. La consulenza tecnica cinematica poi aveva accertato come l’imputato, per mera distrazione, aveva perso il controllo del veicolo, che perciò aveva urtato contro il guardrail laterale.
A quel punto la cappotta era stata tranciata e il veicolo aveva terminato la sua “folle” corsa in una scarpata adiacente alla strada, con conseguenze purtroppo terribili. L’uomo seduto sul sedile del passeggero anteriore non era sopravvissuto allo schianto.
Dunque, era risultata fatale la perdita di controllo del mezzo, che aveva dato il via alla catena di eventi fino poi alla morte del passeggero. Il tribunale di Matera aveva pertanto dichiarato responsabile del reato ascrittogli il guidatore, contestandogli una colpa generica e la violazione dell’art. 141 del Codice della Strada, che recita: “Il conducente deve sempre conservare il controllo del proprio veicolo ed essere in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza, specialmente l’arresto tempestivo del veicolo entro i limiti del suo campo di visibilità e dinanzi a qualsiasi ostacolo prevedibile”.
L’imputato ricorre per Cassazione obiettando che andava piano
La Corte d’Appello di Potenza, con sentenza del novembre 2022, aveva riformato la decisione di primo grado ma solo limitatamente al trattamento sanzionatorio, confermando in tutto il resto il verdetto di condanna dei giudici di prime cure e rigettando i motivi di appello proposti dal conducente.
Il quale, tuttavia, non se n’è dato per inteso e ha presentato ricorso anche per Cassazione. In esso ha sostenuto la tesi, uno dei principali motivi di doglianza, che egli non avrebbe avuto responsabilità nel sinistro in quanto osservava i limiti di velocità prescritti in quel tratto di strada.
La Suprema Corte rigetta la doglianza, la perdita di controllo integra una condotta pericolosa
Giustificazione che ovviamente la Suprema Corte ha ritenuto del tutto insufficiente. Confermata la condanna inflitta dalla Corte territoriale in cui si ribadisce come, una volta accertato che la causa del sinistro era stata dovuta a un’improvvisa perdita di controllo della vettura, fosse del tutto evidente che questa evenienza integrava una condotta di guida pericolosa e imprudente.
Scritto da:
Dott. Nicola De Rossi
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Categoria:
Incidenti da Circolazione StradaleCondividi
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