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La Procura di Savona contesta agli imputati gravi omissioni e violazioni alla base del crollo di un muro durante la ristrutturazione del fabbricato della vittima, travolto dai detriti
Maurizio Superchi è rimasto vittima di gravissime omissioni e violazioni delle più elementari norme per la sicurezza sul lavoro, ma ora i responsabili dovranno renderne conto. All’esito dell’udienza preliminare del 22 febbraio 2023 in Tribunale a Savona avanti il Gup dott. Emilio Fois, in accoglimento delle richieste del Pubblico Ministero della Procura savonese titolare del procedimento penale, dott. Giovanni Battista Ferro, a cui si sono unite quelle delle parti offese, sono stati tutti rinviati a giudizio i tre indagati per la tragica morte del sessantacinquenne di Tovo San Giacomo (Sv): l’uomo è stato travolto e schiacciato il 4 febbraio 2021 dal crollo di un muro perimetrale portante alto dieci metri e lungo 13 in comune tra l’unità abitativa di sua proprietà, in via Caviglia nella stessa Tovo, in cui erano in corso lavori di ristrutturazione di cui era il committente, e quella attigua, a sua volta in buona parte “franata”. I tre dovranno rispondere dei pesanti reati, in concorso, di omicidio, crollo di costruzione e disastro colposi. Si tratta di R. O, 49 anni, titolare dell’impresa di Magliolo (Sv) esecutrice dei lavori e autore anche materialmente degli scavi “incriminati”, di G. L., 38 anni, di Pietra Ligure (Sv), il progettista e direttore dei lavori “architettonico” e coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, e di G. B., 49 anni, di Borgio Verezzi (Sv), progettista strutturale nonché direttore dei lavori delle opere strutturali. I tre imputati non hanno scelto riti alternativi decidendo di affrontare il dibattimento: è stata quindi fissata per il 23 maggio 2023 quella che di fatto sarà la prima udienza di un processo da cui familiari della vittima, assistiti da Studio3A-Valore S.p.A. e costituitisi parte civile all’udienza preliminare con il loro penalista, avv. Rocco Varaglioti, del foro savonese, si attendono verità e giustizia.
L’inchiesta, oltre che sui verbali degli ispettori dello Psal, Dipartimento di Prevenzione Sicurezza degli Ambienti di Lavoro, dell’Asl 2 della Liguria, si è potuta avvalere della fondamentale consulenza tecnica dell’ing. Mauro Nalin, che peraltro non è atto di parte della pubblica accusa ma atto di prova a tutti gli effetti del processo essendo stata disposta attraverso l’incidente probatorio direttamente dal giudice Fois: alle complesse operazioni peritali ha partecipato e fornito un prezioso contributo anche l’ing. Alessandro Ottonello quale consulente tecnico di parte messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono rivolti, attraverso l’Area manager dott. Giancarlo Bertolone, i congiunti della vittima. Superchi nel 2018 aveva chiesto al Comune di Tovo San Giacomo il permesso di costruire per realizzare una ristrutturazione edilizia con ampliamento del volume, parziale cambio di destinazione d’uso del piano terra e del sottotetto e recupero di quest’ultima superficie ai fini abitativi di un proprio fabbricato di origine rurale parzialmente diroccato. E dopo tutto l’iter della pratica l’Amministrazione comunale il 25 giugno 2020 aveva regolarmente autorizzato l’intervento rilasciando la concessione edilizia. Il manufatto è un agglomerato edilizio costituito da un insieme di corpi di fabbrica tra loro collegati, con edifici realizzati con murature portanti e volte in pietra ed elementi costitutivi delle strutture disomogenei e pressoché privi di “legante”. E, soprattutto, i muri perimetrali di confine tra un corpo e l’altro sono “comuni” e dunque ogni valutazione sulla loro stabilità poteva essere effettuata solo considerando la struttura nel suo insieme. Ma pur essendo i progettisti e responsabili dei lavori ben consapevoli dell’estrema complessità e fragilità delle condizioni del cantiere, “non si comprende per quale motivo in fase esecutiva non siano state messe in atto parte delle prescrizioni e non siano state adottate le cautele necessarie a limitare i pericoli” spiega nella sua perizia l’ing. Nalin, dettagliando le varie omissioni e violazioni poi contestate dal magistrato nella sua richiesta di rinvio a giudizio e che saranno oggetto del dibattimento.
Ai tre imputati si contesta, per citare l’atto del Sostituto procuratore, “colpa consistita in generica negligenza, imprudenza, imperizia, oltre che in specifica violazione di legge, consistita nell’inosservanza delle norme di settore e per la prevenzione degli infortuni sul lavoro”. Più in particolare, a G. B., nella sua qualità di progettista strutturale, si imputa di aver “omesso qualsiasi indicazione progettuale in ordine all’effettuazione delle indispensabili sottomurazioni alla base del muro perimetrale portante dell’edificio affiancato al quale era prevista l’erezione di una struttura in cemento armato; a G. L., quale progettista architettonico e coordinatore per la sicurezza, di aver “prescritto un intervento di sottomurazione del tutto inadeguato in relazione alle condizioni di stabilità del paramento lapideo preesistente in vista dell’erezione in adiacenza della prevista struttura di cemento armato, in mancanza di qualsiasi indicazione del progettista e direttore delle opere strutturali, nonché finalmente di aver omesso di sospendere i lavori alla verifica di una situazione di pericolo imminente determinata dalla palese inadeguatezza delle sottomurazioni effettuate e dalla profondità e lunghezza degli scavi in corso alla base del muro; a R. O. legale rappresentate dell’impresa, di aver “eseguito lo scavo al di sotto del piano di fondazione del muro perimetrale in pietra in assenza di idonee armature e precauzioni in condizioni di evidente assenza di garanzia di stabilità avuto riguardo alla consistenza del terreno e dell’edificio oltre che alla presenza di sottomurazioni ad evidenza inadeguate e inidonee”.
Condotte che, conclude il Pm, “cagionavano o comunque non impedivano il cedimento del terreno e il collasso strutturale, e dunque il crollo, del muro portante in pietra del ristrutturando edificio”, causando così la morte di Superchi – il quale, fatalità, proprio in quel mentre si trovava al di sotto ed è stato investito e schiacciato da tonnellate di detriti, perendo sul colpo -, ma mettendo anche “in pericolo la pubblica incolumità di tutti i soggetti presenti nel cantiere e di tutti i residenti nelle immediate vicinanze del luogo del disastro”, perché poteva finire con un bilancio di vittime ancora più tragico.
Caso seguito da:
Dott. Giancarlo Bertolone
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