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Un fenomeno sempre più allarmante, che causa morti, feriti e ingenti danni e che implica poi enormi difficoltà per le parti lese e i loro familiari per essere risarciti.

Parliamo degli incidenti stradali causati dagli animali i cui numeri continuano a non diminuire, anzi, a quanto confermato dall’Osservatorio ad hoc dell’Asaps che il 10 febbraio 2023 ha diffuso i dati relativi al 2022.

 

Nel 2022 censiti 179 incidenti gravi causati da animali, con 16 morti e 227 feriti

Lo scorso anno l’osservatorio ha registrato in tutta Italia ben 179 incidenti “significativi” sul genere, quelli cioè che abbiano visto persone decedute o ferite: si tratta, ovviamente, solo della punta più tragica di un iceberg che in realtà comprende migliaia di sinistri ogni anno, la maggior parte dei quali per fortuna rimane limitata ai danni materiali al veicolo o alla comunque dolorosa morte dell’animale investito, e in molti casi i danneggiati non li denunciano neppure ritenendo che non verranno mai risarciti, e a torto perché si tratta di un iter complesso da portare avanti nei confronti degli Enti pubblici, in genere la Regione, o dei concessionari autostradali, ma non impossibile e per questo in tali circostanza è utile affidarsi a degli esperti.

 Ma tornando ai crudi numeri, in questi 179 incidenti gravi monitorati dall’Asaps hanno perso la vita ben 16 persone, contro le 13 del 2021: nel 2020 erano state sempre 20, nel 2019, 15. Tanti anche i feriti in modo serio, 227: erano stati 261 nel 2021, 215 nel 2020 e 221 nel 2019. Come si vede, dunque, nessun miglioramento.

Coinvolta per lo più la fauna selvatica

Scendendo poi nello specifico della casistica, nella stragrande maggioranza, ossia 163 circostanze (il 91,1 per cento del totale), l’incidente è stato causato da un animale selvatico, mentre i restanti 16 sinistri significativi censiti nel 2022 sono stati provocati da un animale domestico; 148, poi, sono accaduti di giorno e 31 di notte; 160 sulla rete ordinaria, 19 nelle autostrade o su strade extraurbane principali. Ancora, in 152 casi il veicolo che ha investito l’animale è stata un’auto, in 48 casi una moto o uno scooter, in 3 un autocarro o un pullman e 7 incidenti, infine, hanno visto coinvolti ciclisti: il totale risulta superiore al numero degli eventi perché in alcuni sinistri sono rimasti coinvolti veicoli diversi.

 

La regione più a rischio è la Toscana

Quanto alla distribuzione territoriale del fenomeno, la regione più a rischio è la Toscana nel cui territorio sono successi 20 dei 179 incidenti gravi con investimenti di animali; seguono il Piemonte con 16, Lombardia, Lazio e Marche con 15, l’Emilia-Romagna e la Campania con 14, Liguria, Abruzzo e Sardegna con 9, Calabria 8, Molise e Puglia 6, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Sicilia con 5, infine Valle D’Aosta, Umbria e Basilicata con uno. Quanto alle vittime, tre di esse hanno perso la vita in Toscana e Sicilia, due in Emilia Romagna e Puglia, uno in Piemonte, Veneto, Marche, Abruzzo, Lazio e Campania.

 Inutile sottolineare che, soprattutto nelle aree dove la presenza della fauna selvatica è massiccia e ben nota, in ragione della presenza di parchi naturali o riserve, le istituzioni sono chiamate ad adottare ulteriori e più efficaci strumenti a tutela degli utenti della strada ma anche degli stessi animali, a cominciare dall’installazione (e manutenzione) di reti più alte e resistenti rispetto a quelle attuali, spesso “bucate” o saltate da cinghiali, cervi e quant’altro, a protezione delle principali arterie.

Scritto da:

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Dott. Nicola De Rossi

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Categoria:

Incidenti da Circolazione Stradale

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