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Svariate e gravi le violazioni alle norme di sicurezza alla base dell’assurdo incidente occorso al 58enne utente del servizio, caduto e rimasto schiacciato in un autocompattatore

Pericoli, purtroppo concretizzatisi, insiti nell’utilizzo del macchinario “incriminato” che non erano neppure contemplati nel “Dvr” aziendale; rampa di carico priva di parapetti o barriere di protezione, dipendenti non formati, procedure fatalmente non osservate. Sono numerose e pesanti le violazioni che il Pubblico Ministero della Procura di Cagliari, dott. Enrico Lussu, titolare del procedimento penale per il tragico e assurdo incidente costato la vita, a soli 58 anni, a Fabrizio Cherchi (in foto), al termine delle indagini preliminari ha contestato a Massimo Balia, 61 anni, di Quartu Sant’Elena (Ca), iscritto fin da subito sul registro degli indagati, per l’ipotesi di reato di omicidio colposo aggravato dal mancato rispetto delle norme antinfortunistiche, in qualità di legale rappresentane della ditta Cosir srl che aveva in gestione l’ecocentro del comune di Portoscuso (Sud Sardegna) dove, il 25 maggio 2023, si è consumato il dramma. Di qui la richiesta di rinvio a giudizio per l’imputato, prontamente riscontrata dal Gip del Tribunale cagliaritano dott.ssa Giulia Tronci, che ha fissato per il 17 dicembre 2024, dalle ore 9, l’udienza preliminare di un processo dal quale i familiari della vittima, assistiti da Studio3A, si aspettano giustizia.

Com’è tristemente noto, Cherchi, che a Portoscuso ci risiedeva, era un “banale” utente del servizio e si era recato con la sua auto all’ecocentro del suo paese semplicemente per smaltire dei rifiuti biodegradabili, ramaglie, ma, giunto alla rampa di carico sopraelevata per il conferimento, dopo essere inopinatamente caduto all’interno della bocca di carico posta lateralmente alla rampa, è stato schiacciato dal compattatore in movimento. Una fine orribile e soprattutto evitabile se solo si fossero rispettate procedure e normative del settore, come ha accertato l’inchiesta del Sostituto Procuratore che si è avvalso del rapporto dei carabinieri della locale stazione di Portoscuso e, soprattutto, delle indagini condotte dagli ispettori del Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’Asl di Carbonia.

Più precisamente, a Balia, quale titolare della Cosir che gestiva il centro di raccolta di rifiuti, il dott. Lussu imputa di aver causato la morte di Cherchiper colpa consistita in negligenza, imprudenza e nella violazione di plurimi articoli del Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro” per citare la richiesta di rinvio a giudizio. In particolare, “in violazione dell’articolo 28 comma 2, non contenendo riferimenti specifici ai compattatori scarrabili, nella scheda di rischio del Documento di Valutazione dei Rischi, relativa ai rischi relativi all’uso dei macchinari, non erano contemplati quelli derivanti dall’utilizzo del compattatore scarrabile B.T.E. Spa” dove si è verificato l’incidente. Ancora, prosegue il magistrato inquirente, il legale rappresentante dell’impresa “non garantiva, in quanto (anche qui) nemmeno previsto nel Dvr, che la rampa di carico del compattatore avesse i requisiti di sicurezza idonei a evitare che i lavoratori (o gli utenti, ndr) vi potessero cadere, per esempio con idoneo parapetto o barriera mobile”. Infine, ma non ultimo, Balia dovrà rispondere dell’accusa di aver consentito che “vi lavorasse, come responsabile di turno della rampa, una lavoratrice nonostante non avesse ricevuto una formazione sufficiente e adeguata in materia di salute e sicurezza sul lavoro”.

Infatti, conclude il Pm, spiegando contestualmente la dinamica dei fatti, “in violazione della procedura riportata nel manuale d’uso e manutenzione di quel compattatore, l’addetta, dovendo recarsi all’ingresso dell’ecocentro per accogliere un nuovo utente, dopo aver azionato il compattatore per consentire a Cherchi di gettarvi i propri rifiuti, ne arrestava il funzionamento premendo il pulsante “Stop”, che però lo lasciava impostato sul ciclo di funzionamento continuo, anziché quello di arresto di emergenza, così lasciando incustodita la macchina e consentendo che potesse riprendere a funzionare mentre Cherchi si trovava ancora nell’area di scarico senza vigilanza e in mancanza di protezioni idonee. Tanto che cadeva all’interno del macchinario dove rimaneva schiacciato”.

Fabrizio Cherchi ha lasciato in un dolore immenso la moglie, un figlio, gli anziani genitori e due fratelli i quali, per essere assistiti, fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia, attraverso l’Area manager per la Sardegna e responsabile della sede di Cagliari, dott. Michele Baldinu, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell’avv. Carlo Salvatore Usai del foro di Cagliari. Ora i congiunti della vittima, a fronte di questo punto fermo posto dal Pubblico Ministero con la richiesta di processo per Balia, si aspettano una risposta in sede penale con una pena congrua alle gravi violazioni commesse e che sono state alla base della tragedia, ma confidano anche in un’assunzione di responsabilità e una maggiore considerazione nei loro confronti sul piano risarcitorio, visto che finora le compagnie assicurative della Cosir e del Comune, Generali e UnipoSai, non hanno neppure mai risposto alla richieste danni formulate da Studio3A per conto dei propri assistiti.

Caso seguito da:

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Dott. Michele Baldinu

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Categoria:

Responsabilità Civile

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