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E’ accaduto il 20 febbraio all’ospedale di Polistena, la vittima si chiamava Antoine Michel Straputicari, aveva solo 61 anni: operato allo stomaco e dimesso due volte, avrebbe fatto setticemia, inutile un secondo intervento d’urgenza. I familiari hanno presentato esposto
Lo operano all’intestino per una diverticolite acuta, ma non avrebbero ripulito bene lo stomaco, il paziente ha fatto setticemia e quando se ne sono accorti, dopo averlo dimesso per due volte senza riscontrare problemi, e l’hanno sottoposto a un secondo intervento d’urgenza, ormai era troppo tardi: è morto praticamente sotto i ferri.
Riscontrando l’esposto presentato dai familiari, che si sono rivolti e sono assistiti da Studio3A, la Procura di Palmi (RC), per il tramite del Pubblico Ministero dott. Daniele Scarpino, ha aperto un procedimento penale, per il reato di omicidio colposo nell’esercizio della professione sanitaria in concorso, per il decesso, a soli 61 anni, di Antoine Michel Straputicari, di San Ferdinando (RC), avvenuto il 20 febbraio 2024 all’ospedale “Santa Maria degli Ungheresi” di Polistena dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, ed ha iscritto nel registro degli indagati sei medici del nosocomio in questione: A. P., 51 anni, di Siderno (RC), il chirurgo che ha operato il paziente la prima volta, in relazione, appunto, al primo intervento e alle successive dimissioni; R. N., 60 anni, di Taurianova (RC), il chirurgo che in particolare lo ha operato la seconda volta, ma con riguardo a entrambi gli interventi; C. P., 42 anni, di Melito Porto Salvo (RC), e D. V., 72 anni, di Bovalino (RC), per il primo intervento; R. L., l’unica donna dei sei, 37 anni, di Ricadi (VV), e G. M., 63 anni, di Cinquefrondi (RC), per la seconda operazione.
Un atto, quello del Sostituto Procuratore, anche dovuto, per consentire ai sei sanitari di nominare eventuali consulenti tecnici di parte per gli accertamenti non ripetibili; il magistrato inquirente, infatti, ha disposto l’esumazione della salma, la vittima era già stata sepolta nel cimitero di San Ferdinando, e il suo trasporto presso la camera mortuaria dell’ospedale di Germaneto (CZ) per effettuare l’autopsia, onde accertare le esatte cause della morte nonché la sussistenza di eventuali responsabilità penali causalmente collegabili al decesso da parte dei medici indagati. Il Pm conferirà l’incarico venerdì 22 marzo, alle ore 10.30, negli uffici della Procura di Palmi, a un proprio consulente tecnico d’ufficio: alle operazioni peritali parteciperà anche, quale consulente tecnico per la parte offesa, il dott. Raffaele Gangale messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono affidati, tramite il consulente personale Giuseppe Nocita, i familiari della vittima, che ha lasciato la moglie e tre figli, per fare piena luce sui tragici fatti e per ottenere giustizia.
Come riferito nella denuncia querela della moglie, Straputicari il 30 gennaio si reca all’ospedale di Polistena in preda a forti dolori addominali e, dopo una notte passata al pronto soccorso e agli accertamenti di rito, gli diagnosticano una stenosi intestinale da diverticolite acuta con aderenze viscerali: lo ricoverano nel reparto di Chirurgia, il 5 febbraio lo sottopongono a un intervento chirurgico, durato sei ore, e gli applicano un sondino nasogastrico. E’ l’inizio di una via Crucis. All’operazione, infatti, seguono complicanze varie, i sanitari il giorno dopo devono apporgli altri punti perché la ferita non era stata chiusa bene, accusa singhiozzi continui che quasi lo soffocano e per i quali deve assumere altri farmaci. Nonostante tali problematiche, il 12 febbraio il paziente viene dimesso ma il 18 febbraio, persistendo i dolori addominali e il respiro affannoso, sua moglie lo riaccompagna al pronto soccorso del nosocomio di Polistena, dove però il medico che lo visita gli diagnostica semplice “aria di assestamento” dovuta al recente intervento e lo rimanda a casa.
La situazione però non migliora, anzi. L’indomani, 19 febbraio, la moglie chiama il medico di famiglia perché le condizioni di salute del marito sono sempre più precarie, tra algie addominali e addome gonfio, vomito, difficoltà ad urinare, respiro affannoso, pressione bassissima, tanto che il dottore paventa un infarto intestinale e consiglia l’immediato ricovero. Alle 19 dello stesso giorno il paziente viene quindi riaccompagnato al pronto soccorso di Polistena dalla consorte, sottoposto a una Tac e dopo cinque ore di attesa il medico chirurgo che lo prende in carico, R. N., conferma al paziente, ancora cosciente, e alla moglie che sarebbe effettivamente in corso un infarto intestinale Straputicari viene riportato d’urgenza in sala operatoria a mezzanotte ma qui emerge un’altra “verità” che lo stesso chirurgo riferirà ai congiunti del paziente in trepidante attesa; il problema non sarebbe legato ad un infarto intestinale ma a del materiale organico rimasto nello stomaco da almeno due settimane prima del precedente ricovero che aveva infettato tutte le viscere: il sessantunenne in realtà ha una gravissima setticemia in corso. Una situazione che, sempre a quanto riferito dal dottore, sarebbe stata da addebitare ad una mancata pulizia delle interiora in occasione del primo intervento del 5 febbraio.
Durante la seconda operazione lo stomaco del paziente viene ripulito e gli viene praticata una seconda stomia, dato che quella effettuata il 5 febbraio non aveva sortito gli effetti sperati in quanto la mancata pulizia avrebbe appunto provocato un’ostruzione e un’infezione, ma il chirurgo è costretto a sospendere l’intervento perché la pressione crolla. Straputicari alle 2.30 del 20 febbraio viene ricoverato in Rianimazione con la speranza che riprenda presto i parametri vitali per poterlo riportare in sala operatoria e ultimare l’operazione e le fasi di pulizia, ma sotto i ferri non ci tornerà mai: alle 8.50 gli è fatale un arresto cardiocircolatorio e ne viene dichiarato il decesso, per disfunzione multiorganica.
Sconvolti e non riuscendo a capacitarsi del tragico epilogo, i suoi congiunti hanno fatto subito richiesta della cartella clinica, che però non è stata loro ancora consegnata, e tuttavia dopo, travolti dal dolore, hanno pensato solo a dare una degna sepoltura al loro caro: l’ospedale, nonostante le circostanze tutt’altro che chiare del decesso, non ha ritenuto necessario alcun approfondimento e il 21 febbraio aveva già rilasciato la salma nella disponibilità dei parenti per il seppellimento. Dopo il funerale però i congiunti, tormentati ogni giorno di più dai dubbi e dalle perplessità sulle cure prestate al loro caro, hanno deciso di andare fino in fondo, si sono rivolti a Studio3A e il 29 febbraio la moglie ha presentato formale denuncia querela presso la stazione dei carabinieri di San Ferdinando chiedendo all’autorità giudiziaria di disporre gli opportuni accertamenti per stabilire le cause della morte ed eventuali responsabilità da parte dei sanitari che hanno avuto in cura il marito. Richiesta riscontrata dalla Procura di Palmi, con il dott. Scarpino che ha posto sotto sequestro ed esaminato tutte le cartelle cliniche e, ritenendo evidentemente degne di approfondimento le circostanze denunciate dai familiari della vittima, ha spiccato i primi, importanti provvedimenti.
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Giuseppe Alessandro Nocita
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