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La vittima, vercellese di soli 58 anni, anche lui in moto, non ha avuto alcuna responsabilità: fatali l’eccessiva velocità e un sorpasso azzardato dell’imputato
Si avvicina il momento della giustizia per i familiari di Mario Tamarindo, il compianto rappresentante di commercio vercellese che ha perso la vita a soli 58 anni in seguito ad un terribile incidente in moto l’8 luglio del 2023 sulla Statale 229, nel territorio comunale di Pettenasco, nel Novarese. A conclusione delle indagini preliminari, il Pubblico Ministero della Procura di Verbania titolare del relativo procedimento penale, il dott. Gianluca Periani, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’altro motociclista coinvolto nel sinistro imputandogli l’esclusiva responsabilità della tragedia: si tratta di M. M., cinquant’anni, di Gozzano (Novara), che dovrà rispondere di omicidio stradale, con la fatale violazione “degli articoli 141, velocità non commisurata in curva, e 143, circolazione contromano in curva, del Codice della Strada” per citare l’atto del magistrato, e “con l’aggravante della recidiva semplice”. Riscontrando l’istanza, il Gup del Tribunale di Verbania, dott.ssa Rosa Maria Fornelli, ha fissato per il prossimo 10 aprile 2024, dalle ore 12, l’udienza preliminare di un processo dal quale la compagna, il figlio e l’anziana mamma della vittima, affidatisi a Studio3A per essere assistiti, si aspettano risposte.
Come accertato dai carabinieri del Nucleo radiomobile della compagnia di Arona, che hanno effettuato i rilievi, l’imputato, iscritto da subito nel registro degli indagati, verso le 13.15 stava procedendo lungo la SS 229 con direzione da Orta San Giulio verso Omegna in sella alla sua moto Bmw Gs 1200 quando, all’altezza della progressiva chilometrica 49+300, “per colpa consistita nel non regolare adeguatamente la velocità in relazione alle circostanze di luogo (prossimità di una curva destrorsa) e non circolando sulla parte destra della carreggiata e in prossimità del margine destro della medesima, perché impegnato in una manovra di sorpasso di un veicolo che lo precedeva nello stesso senso di marcia, perdeva il controllo del suo mezzo e invadeva l’opposta corsia di marcia dove andava ad impattare con la moto Ducati Streetfighter 1100 condotta da Mario Tamarindo, il quale stava regolarmente procedendo sulla propria corsia di marcia” prosegue il Sostituto procuratore nella sua richiesta di processo: quanto meno la consolazione che il loro caro non ha avuto responsabilità alcuna nell’incidente per i congiunti del cinquantottenne che, per essere assistiti, attraverso l’Area manager Piemonte dott. Giancarlo Bertolone, si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.
Il resto, purtroppo, è tristemente noto, Tamarindo, a causa del violentissimo impatto con l’altra motocicletta, ha subìto una prima, importante lesione alla gamba sinistra, ha sbandato ed è finito contro il guardrail che gli ha inferto ulteriori, gravissime ferite, è stato disarcionato dalla sua Ducati, è rovinato sull’asfalto ed è infine rotolato nella scarpata oltre la barriera, riportando una serie di politraumi devastanti che non gli hanno lasciato scampo, è deceduto praticamente sul colpo. I sanitari del 118 hanno tentato per più di mezzora di riamarlo, ma senza esito. E, dramma nel dramma, tutto davanti agli occhi disperati di suo figlio – i due avevano fatto un giro in moto assieme -, che seguiva il padre ad alcune centinaia di metri di distanza e che è stato tra i primi a tentare di prestargli soccorso.
M. M., invece, ha riportato solo ferite leggere ad un piede, nonostante l’urto e la sbandata è riuscito a rimanere in equilibrio sulla sua Bmw e, pur essendosi perfettamente reso conto della gravità dell’incidente che aveva causato, ha continuato la sua corsa per alcune centinaia di metri, al punto che uno degli automobilisti che aveva superato nel corso dei plurimi, azzardati e fatali sorpassi di cui si è reso protagonista, avendo visto tutta la scena e la sua “fuga”, ha accelerato, lo ha raggiunto, ha “lampeggiato” con gli abbaglianti per attirare la sua attenzione e lo ha invitato in modo deciso a tornare sui suoi passi: cosa che, almeno questa, l’imputato avrebbe poi fatto, evitando l’aggravante dell’omissione di soccorso. Una condotta di guida comunque riprovevole e per la quale ora i familiari della vittima, e con loro Studio3A, si aspettano una pena congrua.
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Dott. Giancarlo Bertolone
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