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La morte del paziente, in ospedale per un intervento di routine, risale al 3 marzo: per ora il fascicolo, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo in ambito sanitario, è contro ignoti
Il Pubblico Ministero della Procura di Reggio Emilia, dott.ssa Isabella Chiesi, come i familiari della vittima, e con loro Studio3A che li assiste, confidavano, tanto da attendere quasi un mese, ha disposto l’autopsia per accertare le cause della morte – ed eventuali responsabilità da parte dei sanitari che lo hanno avuto cura – del 74enne paziente di Rubiera, M. B., deceduto il 3 marzo 2022, all’Arcispedale Santa Maria Nuova, dopo una rovinosa caduta a terra che gli ha causato un fatale edema cerebrale. Il Sostituto Procuratore, che ha già aperto un procedimento penale con l’ipotesi di reato di omicidio colposo in ambito sanitario, al momento nei confronti di ignoti, e sequestrato tutte le cartelle cliniche, conferirà l’incarico per l’accertamento irripetibile domani, mercoledì 6 aprile, alle 14.30, negli uffici giudiziari di via Paterlini, al medico legale dott.ssa Alessandra Bergonzini, di Ferrara, che procederà subito dopo nell’obitorio di Coviolo dove si trova la salma. Alle operazioni peritali parteciperà anche il dott. Pierfrancesco Monaco come medico legale di parte messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono affidati i congiunti della vittima, attraverso la consulente legale dott.ssa Sara Donati.
L’anziano, cardiopatico, era stato ricoverato all’ospedale di Reggio Emilia per uno scompenso cardiaco il 26 gennaio ma nel corso degli accertamenti i dottori gli avevano riscontrato un ascesso perianale e avevano deciso di operarlo. L’intervento chirurgico, di routine, era stato effettuato una settimana dopo il ricovero nel reparto di Chirurgia, era perfettamente riuscito e dopo un’altra settimana il paziente era stato trasferito nel reparto di Medicina: era debilitato ma stava bene e con l’ausilio degli operatori aveva iniziato la riabilitazione e la fisioterapia. La moglie andava a trovarlo ogni giorno durante l’orario di visita, dalle 12 alle 14, e così ha fatto anche il 23 febbraio, lasciandolo mentre si trovava disteso sul letto con le sponde laterali alzate: è l’ultima volta che gli ha parlato.
Alle 22 di quella stessa sera, infatti, dall’ospedale hanno chiamato la signora per avvisarla che suo marito era caduto, senza fornire alcuna altra spiegazione sulla dinamica del fatto, e che stavano attendendo con urgenza l’intervento di un neurochirurgo perché M. B., cadendo, aveva riportato un grave edema celebrale. La moglie e i figli, preoccupati, hanno chiesto di poter vedere subito il proprio caro, ma non è stato loro consentito. Alle 5 del mattino seguente, del 24 febbraio, il settantaquattrenne è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico e poi ricoverato in Rianimazione, con la parte sinistra del corpo completamente paralizzata in conseguenza del trauma cerebrale concentratosi sulla parte destra del capo, come hanno spiegato ai familiari, al termine dell’operazione, i medici, che però anche in questa circostanza non hanno fornito risposte, se non confuse ed evasive, alle legittime richieste della famiglia di sapere come, quando e dove il signor M. B. fosse rovinato per terra. Solo in seguito, e dopo le insistenti domande della moglie e dei figli della vittima, i dottori hanno riferito loro che il paziente sarebbe caduto dal letto, circostanza tuttavia poco plausibile secondo la moglie, perché suo marito dopo l’intervento era privo di forze e non sarebbe mai riuscito a scavalcare da solo le sponde protettive del letto, a meno che qualcuno per errore non le avesse rimosse.
I familiari hanno sperato fino all’ultimo che il loro caro si riprendesse, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare: M. B. è spirato alle 19.55 del 3 marzo. Sconvolti dal dolore, non riuscendo a capacitarsi dell’accaduto e per nulla convinti delle spiegazioni poco chiare e discordanti date loro dai sanitari, che hanno sempre cercato di discolparsi senza però fornire una versione univoca, chiara e credibile, i congiunti della vittima, si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A. con lo scopo di fare piena luce sui tragici fatti e accertare le responsabilità, tenuto anche conto che, indipendentemente da come e perché il degente sia caduto, ai sanitari competeva comunque l’obbligo contrattuale di sorvegliarlo e tutelarne l’incolumità. Il 10 marzo è stata quindi presentata una denuncia querela presso la stazione dei carabinieri di Rubiera chiedendo all’autorità giudiziaria di disporre il sequestro di tutte le cartelle cliniche e, soprattutto, un esame autoptico per stabilire le cause della morte e se, come tutto lascia supporre, essa sia stata determinata dal trauma cranico rimediato in seguito alla misteriosa caduta. Istanze ora finalmente pienamente accolte dalla Procura.
Caso seguito da:
Dott.ssa Sara Donati
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