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Giancarlo Marigo, il papà dell’undicenne di Mirano investito in bici e ucciso sabato, chiederà all’autorità giudiziaria di disporre una consulenza tecnica cinematica

Nessuna “caccia alle streghe” e nessun intento di vendetta, ma un atto dovuto alla memoria di Andrea, a un senso di giustizia e all’improrogabile necessità di una maggior sicurezza sulle strade, soprattutto per i bambini. Con questo spirito Giancarlo Marigo, il papà dell’undicenne di Campocroce di Mirano (avrebbe compiuto 12 anni a settembre) vittima del tragico investimento di sabato 10 giugno all’incrocio tra via don Orione e via Viasana, la mamma Nicoletta e la sorella maggiore Aurora, attraverso l’area Manager Veneto Riccardo Vizzi, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e all’avv. Davide Ferraretto, del Foro di Padova. E con lo scopo di chiedere alla Procura di Venezia, che ha automaticamente aperto un procedimento penale per omicidio stradale in capo all’automobilista che ha travolto il ragazzino, una consulenza tecnica cinematica per ricostruire, valutare e accertare la dinamica, le cause e tutte le responsabilità del drammatico sinistro.

La famiglia di Andrea ringrazia per la vicinanza, il calore e il sostegno che le hanno dato in questi giorni terribili la comunità dell’intera città di Mirano, le istituzioni, la parrocchia, la scuola, gli amici e tutti coloro che mercoledì 14 giugno hanno partecipato ai funerali, nel corso dei quali il papà, con voce commossa, ha trovato la forza di lanciare un messaggio forteaffinché le cose migliorino per i bambini che devono poter andare per strada più sicuri” ha detto.

La decisione del genitore di andare fino in fondo è figlia anche di questo “sogno”, della volontà di dare un piccolo contributo al raggiungimento di quest’obiettivo, “perché è vero – spiega -, e ne siamo perfettamente consapevoli, che è stato Andrea a non fermarsi allo stop, o comunque ad oltrepassare la linea di arresto uscendo da una strada laterale, ma è altrettanto vero che quell’intersezione e l’arrivo di mio figlio in bicicletta erano ampiamente visibili dall’automobilista, e che il limite di velocità “massimo” consentito in quel punto è di 40 chilometri all’ora. Ciò significa, da codice della strada, che, se si vede sopraggiungere e avvicinarsi ad uno stop un utente debole, come un bambino, la velocità va regolata e ulteriormente ridotta per tutelare il ciclista o il pedone, e anche se stessi. Per questo chiediamo al Sostituto Procuratore, prima di prendere qualsiasi decisione circa un’eventuale archiviazione, che venga ben valutata la condotta di guida del conducente dell’Audi A1, e in particolare la velocità tenuta della vettura e quella di collisione”.

Non vogliamo fare una caccia delle streghe o inseguire chimere, ma lo facciamo per puro senso di giustizia per la memoria di Andrea e anche per rispetto dell’immenso dolore provato dalla nostra famiglia” conclude papà Giancarlo, confidando che il Pubblico Ministero inquirente accolga l’istanza, che sarà presentata dai suoi patrocinatori. Nel qual caso Studio3A metterà subito a disposizione un proprio consulente tecnico di parte per i suoi assistiti per partecipare a tutte le operazioni peritali.

Caso seguito da:

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Dott. Riccardo Vizzi

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Incidenti da Circolazione Stradale

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