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“Diego non c’entra nulla con alcool e droga: il responsabile dell’incidente che ce l’ha strappato neppure lo conosceva, ha solo accettato un passaggio, è stata una tragica fatalità”.
Già perdere un fratello a soli 46 anni è difficile da accettare, così come il fatto che non potrà mai rendergli giustizia, ma vederlo anche associato a un contesto tutt’altro che edificante proprio no. A parlare è il fratello di Diego Rampazzo, una delle tre vittime del terribile incidente successo la notte del 16 gennaio scorso in via Romea a Legnaro, nel Padovano: com’è tristemente noto, il quarantaseienne residente a Sant’Angelo di Piove di Sacco e la sua compagna e coetanea Martina Pagnin erano trasportati su un’auto, una Audi A6 Avant, condotta da Eduard Ndoj, 45 anni, di origini albanesi ma residente a Pontelongo, che si è schiantato a folle velocità contro la spalletta in cemento di un ponticello carraio, con conseguenze tremende, tutti gli occupanti sono morti.
L’inchiesta aperta dalla Procura di Padova, che comunque non approderà mai ad un processo essendo deceduto anche il responsabile del sinistro, ha accertato non solo che la macchina viaggiava a 170 km/h, quasi il doppio del limite di 90 vigente in quel tratto di strada, ma anche che Ndoj aveva fatto uso di alcol e cocaina. “Ma Diego ne sapeva nulla – chiarisce il fratello, che come gli altri familiari di Rampazzo è assistito da Studio3A -: il conducente della macchina non era un suo amico né tanto meno un conoscente. Mio fratello si trovava in un locale della zona con la sua compagna ma non aveva la macchina, ne aveva appena acquistata una ed era in attesa che gliela consegnassero. L’amico che era con loro doveva percorrere un’altra strada per rincasare e così Ndoj, che si trovava lì e che per caso aveva sentito il discorso, si è offerto lui di riaccompagnare Diego e la fidanzata a casa. E purtroppo hanno accettato”. Un passaggio fatale che è costato loro la vita.
Caso seguito da:
Dott. Riccardo Vizzi
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Categoria:
Incidenti da Circolazione StradaleCondividi
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