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La Procura di Modena ha chiuso le indagini sul tragico infortunio sul lavoro costato la vita all’operaia di 40 anni alla Bombonette: pesanti le violazioni contestate ai datori di lavoro
Non hanno minimamente considerato il rischio di contatto dei lavoratori con gli organi in movimento durante l’uso delle fustellatrici; di più, per un risparmio sui tempi di lavorazione, e quindi per trarne profitto, al posto della prevista protezione statica fissa hanno installato dei “pareggiatori” regolabili manualmente, consentendo così l’avvio del macchinario anche in presenza di un operatore al suo interno; non hanno fatto seguire alla dipendente il corso di formazione di legge non addestrandola all’utilizzo di quella macchina così pericolosa.
Sono svariate e pesanti le violazioni contestate dalla Procura di Modena ai datori di lavoro di Laila El Harim, l’operaia quarantenne di origine marocchina, ma in Italia da oltre vent’anni, residente a Bastiglia, rimasta incastrata e schiacciata in una fustellatrice alla Bombonette di Camposanto, grossa azienda attiva nel settore packaging: l’ennesimo, tragico infortunio mortale sul lavoro, accaduto il 3 agosto 2021, ha avuto vasta eco, la donna è stata ricordata dalle più alte cariche dello Stato e il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha avviato un’indagine ministeriale parallela all’inchiesta dell’autorità giudiziaria, che nei giorni scorsi si è chiusa. Si avvicina dunque l’ora della verità e giustizia per i familiari della vittima, che ha lasciato una figlioletta di 5 anni e il compagno nonché la mamma, il papà, i fratelli e le sorelle, questi ultimi assistiti da Studio3A-Valore S.p.A, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono affidati, attraverso la consulente legale dott.ssa Sara Donati.
Il Pm titolare del procedimento penale, la dott.ssa Maria Angela Sighicelli, infatti, con atto firmato l’11 gennaio 2022, ha inviato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, prodromico alla richiesta di rinvio a giudizio, ai due indagati: Fiano Setti, 86 anni, di Camposanto, fondatore e legale rappresentante della ditta nonché datore di lavoro, e Jacopo Setti, 31 anni, di Finale Emilia, in qualità di delegato alla Sicurezza. Devono rispondere del reato di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme antinfortunistiche. Indagata anche la Bombonette srl come soggetto giuridico.
Ai due imprenditori il Sostituto Procuratore contesta la violazione dell’art 28, comma 2, lett. a) del Decreto Legislativo 81/08 (il Testo Unico sulla Sicurezza), “per aver omesso di valutare – per citare l’atto – il rischio di contatto con organi in movimento durante l’uso delle macchine fustellatrici (tra cui quella coinvolta nell’infortunio, anno di costruzione 2017, ndr), pur essendo tale rischio palese per mancanza di “protezione statica fissa”, sicché gli organi in movimento risultavano raggiungibili esponendo i lavoratori al rischio di grave infortunio per contatto con gli stessi”: la stessa operaia aveva più volte lamentato la pericolosità di quei macchinari. Inoltre, sono accusati di aver violato l’art. 71 del Testo Unico “per aver messo a disposizione dei lavoratori attrezzature di lavoro non conformi ai requisiti essenziali di sicurezza del D. Lvo 17/2010 (la Direttiva Macchine) utilizzandole in modo difforme da quanto previsto nel manuale di uso e manutenzione; in particolare, installando pareggiatori in gomma da regolare manualmente non previsti nel manuale d’uso e omettendo l’installazione di una protezione statica fissa invece prevista nello stesso manuale; nonché consentendo l’avviamento del macchinario pur in presenza di un operatore al suo interno”.
Non da ultimo si imputa loro la violazione dell’art. 18 del Testo Unico, “per aver omesso di inviare la lavoratrice, assunta il 16 giugno 2021, alla visita medica preventiva intesa a constatare l’assenza di controindicazioni al lavoro cui era destinata, onde valutare la sua idoneità alla mansione specifica”, e la violazione dell’art 37, comma 1 in combinato disposto con l’art. 73 I e II comma del Testo unico, “per aver omesso di avviare la lavoratrice, entro 60 giorni dall’assunzione, alla formazione in materia di salute e sicurezza secondo i contenuti dell’accordo Stato-Regioni del 12.11.2011, sicché la donna non risultava addestrata all’uso della macchina fustellatrice coinvolta nell’infortunio”.
Tutte omissioni fatali perché, come ricostruito dall’inchiesta, Laila, addetta alle fustellatrici, “durante l’attività lavorativa, introdottasi nella fase di pre-avviamento all’interno della macchina per effettuare la regolazione dei “pareggiatori in gomma” presenti ma non previsti dal costruttore (della macchina, ndr), operazione resa quindi necessaria per il cambio del formato di lavorazione, rimaneva incastrata nella parte posteriore della macchina stessa tra una “barra di pinza” e la barra fissa posteriore” e veniva schiacciata “ad opera del meccanismo costituito da barre mobili e fisse, riportando lesioni gravissime a seguito delle quali decedeva”, come accertato anche dalla perizia autoptica affidata dal Pm al medico legale dott.ssa Alessandra Silvestri e alle cui operazioni ha partecipato anche il dott. Pierfrancesco Monaco, quale medico legale di parte per la famiglia della vittima messo a disposizione da Studio3A.
Contestato infine alla Bombonette Srl l’illecito amministrativo di cui all art. 25 septies, 2. comma del Decreto legislativo 231/2001 in relazione al reato imputato ai due indagati, “commesso a vantaggio dell’ente, vantaggio consistito in un risparmio economico e di tempi della lavorazione, dato dalla omessa integrazione dei sistemi di sicurezza all’esito dell’introduzione dei pareggiatori in gomma e della eliminazione della protezione statica fissa (come ad esempio fotocellule atte a interrompere il movimento degli organi mobili al momento dell’introduzione dell’operatore nella macchina”. Ora i familiari di Laila e Studio3A attendono con fiducia la richiesta di rinvio a giudizio da parte del Pm.
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