Ora sono 24: l’elenco si allunga. Nell’ambito delle indagini della Procura di Pescara per la catastrofe di Rigopiano è stata iscritta nel registro degli indagati anche la funzionaria della Prefettura di Pescara, Daniela Acquaviva, fino a questo momento fuori dall’inchiesta: la donna balzò al (dis)onore delle cronache per la frase, rimasta tristemente celebre, “la mamma degli imbecilli è sempre incinta” con cui ridicolizzò il disperato allarme per la valanga che incombeva e che poi, il 18 gennaio 2017, si sarebbe effettivamente abbattuta sull’hotel, dove persero la vita 29 persone. La funzionaria, che è stata interrogata, deve rispondere di lesioni colpose in concorso.
Al centro delle contestazioni la telefonata allegata ad una informativa dei carabinieri forestali del 30 ottobre scorso. Una conversazione telefonica nella quale un carabiniere chiede alla sala operativa della prefettura notizie sul crollo dell’hotel Rigopiano e, si legge nell’informativa, la funzionaria risponde: “Ma l’Hotel Rigopiano è stato fatto stamattina”. E poi, ovviamente, quella intercorsa con il ristoratore Quintino Marcella, che la implora di credergli perché è stato chiamato da un suo dipendente, Giampiero Parete, il primo a lanciare l’allarme e l’unico a poter riabbracciare tutti i suoi familiari. Acquaviva prima risponde che è crollata solo una stalla, poi che il direttore dell’albergo due ore prima aveva confermato che stavano tutti bene e, ancora, che si trattava di uno scherzo. “Questa storia gira da stamattina. I vigili del fuoco hanno fatto le verifiche a Rigopiano, è crollata la stalla di Martinelli” risponde lei. “No, no! Il mio cuoco mi ha contattato su Whatsapp 5 minuti fa, ha i bimbi là sotto… sta piangendo, è in macchina…lui è uno serio, per favore”, replica Marcella. La donna però non si fa persuadere. “Senta, non ce l’ha il suo numero? Mi lasci il numero di telefono. Ma è da stamattina che circola questa storia, ci risulta che solo la stalla è crollata. Che le devo dire?”. “La mamma degli imbecilli è sempre incinta”.
L’indagata – a cui alcuni mesi fa aveva chiesto lumi suo operato anche il superstite Giampaolo Matrone, con un clamoroso blitz in Prefettura a Pescara – ha spiegato di aver risposto in quel modo perché il 118 aveva segnalato alla sala operativa della Prefettura che la notizia del crollo era già stata verificata e risultava infondata. Ma gli ospiti erano invece sotto macerie e neve e solo ore dopo sarebbero partiti finalmente i soccorsi.
L’inchiesta del procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi, e del sostituto Andrea Papalia, conta altri 23 indagati, tra cui l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e vari funzionari della Regione. Secondo gli inquirenti nessuno si attivò prima della tragedia per la compilazione della carta valanghe e per togliere la neve dalla strada, il che avrebbe consentito agli ospiti, impauriti dalla scossa di terremoto che c’era stata e dall’intensità della nevicata, di lasciare la struttura. I reati ipotizzati, vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all’omicidio e lesioni colpose, all’abuso d’ufficio e al falso ideologico, alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.
Nel mirino della Procura anche le concessioni rilasciate al resort e la mancata realizzazione del nuovo piano regolatore di Farindola, la gestione dell’emergenza neve e il ritardo con cui scattò l’allarme per arrivare dove l’hotel era stato sepolto dalla valanga.
Scritto da:
Dott. Nicola De Rossi
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