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Altra tappa importante nell’udienza di oggi, avanti il giudice monocratico di Reggio Calabria, per rendere giustizia al ragazzino, deriso, offeso e picchiato
Ha dovuto superare ostacoli di ogni genere, compresa tanta omertà, l’isolamento a cui è stata sottoposta e persino minacce, e la sua battaglia portata avanti con Studio3A non è ancora finita, ma oggi, lunedì 25 luglio 2022, dopo sei anni e mezzo da quei riprovevoli fatti, la mamma del bimbo reggino, all’epoca di soli 9 anni, vittima di una serie di gravi episodi di bullismo ha avuto la grande soddisfazione di potersi costituire parte civile nel processo a carico del preside della scuola. Il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo della provincia di Reggio Calabria in questione, A. N., (oggi) 71 anni, di Bagaladi, oggi in pensione, che non era presente in aula, è accusato del reato di lesioni personali “perché, nella sua qualità di preside dell’istituto scolastico (…), per colpa consistita nel non impedire l’evento che aveva l’obbligo giuridico di impedire, poiché non approntava la dovuta vigilanza sugli alunni all’uscita di scuola, non impediva che (omissis) aggredissero (omissis) mentre questi, all’uscita da scuola, si trovava all’interno del cortile in attesa dello scuolabus” per citare l’atto con cui il Pubblico Ministero della Procura di Reggio Calabria, dott. Vittorio Fava, al termine delle indagini preliminari del procedimento penale, parallelo a quello incardinato presso la Procura dei Minori, ne ha disposto la citazione diretta a giudizio avanti il giudice monocratico del Tribunale di Reggio Calabria, dott.ssa Margherita Berardi.
Una vile, violenta aggressione di cui si sono macchiati quattro ragazzi, tra cui una ragazzina, d’età compresa tra i 10 e 14 anni: in due trattenevano la loro vittima, il terzo, il più grande, con uno di quelli che lo tenevano fermo, “lo colpivano a calci e pugni rispettivamente alla schiena e alla gamba sinistra, con la cooperazione della ragazzina che lo minacciava, cagionandogli lesioni personali refertate dal Pronto Soccorso quali trauma contusivo alla gamba sinistra e alla colonna dorsale, giudicate guaribili in complessivi 25 giorni” sempre per citare il decreto del Pm.
Per arrivare a queste conclusioni, però, la strada è stata lunga, perché mamma Francesca, sostenuta da Studio3A, si è trovata innanzitutto a lottare per dimostrare che quanto successo non era una fantasia. E che il grave episodio, solo l’ultimo di una lunga serie di soprusi di cui la vittima era stata oggetto da parte di alcuni compagni di scuola, sia avvenuto, e nelle circostanze descritte dal magistrato, oggi non vi è più dubbio alcuno, è un’amara realtà acclarata anche giudizialmente, nonostante l’istituto si sia sempre rifiutato prima di intervenire per fermare quelle angherie, di fronte alle ripetute lamentele della mamma, con la conseguenza che i bulli si sono presto sentiti autorizzati ad arrivare alle mani, poi persino di ammettere che fossero mai successi atti di bullismo, negando pure l’evidenza dei riscontri medici: la Scuola aveva addirittura rifiutato il nulla osta chiesto dalla madre per trasferire il figlioletto che, dopo essere stato picchiato, in quella scuola non c’è voluto più tornare e che, oltre alle ferite fisiche, ha subìto un profondo shock e avuto bisogno a lungo di supporto psicologico per superare un trauma di cui porta ancora i segni. C’è voluta la attestazione del Consultorio familiare dell’Azienda Sanitaria Provinciale che il bambino “soffriva di sindrome ansiosa a seguito di vari episodi di bullismo subiti in classe” e che si riteneva “necessario il trasferimento presso altro plesso scolastico per evitare di sottoporlo ad un costante stress, con conseguente peggioramento della patologia”, perché la scuola cedesse e si è potuto iscriverlo in altro istituto, dove per lui è iniziata un’altra vita, anche se con tante cicatrici interiori.
Ma la mamma non si è data per vinta: tramite i consulenti legali Salvatore Agosta e Giuseppe Cilidonio si è affidata a Studio 3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, per salvaguardare il figlio e ottenere giustizia, non solo nei confronti dei violenti che l’avevano terrorizzato e malmenato, ma anche verso i loro
Caso seguito da:
Salvatore Agosta
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