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Sono per certi versi sorprendenti, e sfatano molti luoghi comuni, i risultati di uno studio condotto dall’associazione “Fraternità della Strada” rielaborando i dati ufficiali dell’Istat sulla sinistrosità stradale in Italia nel 2015.

Il rapporto, infatti, va oltre i meri numeri assoluti introducendo altri parametri per riprodurre una valutazione il più possibile vicina alla realtà, come quello del numero di abitanti nelle regioni. Analizzando l’incidenza dei sinistri e delle vittime (intese come morti e feriti) “ogni mille abitanti” esce un quadro completamente diverso da quello che ci si aspetterebbe: le regioni più “virtuose” sono quelle del Sud, con in testa il Molise, la Campania e la Calabria, mentre quelle con i maggiori indici di sinistrosità e infortunati sono al centro nord, in primis Liguria, Toscana ed Emilia Romagna.

Il lavoro di “Fraternità della Strada” offre diversi altri spunti interessanti, ad esempio nella disamina della sinistrosità stradale nell’arco della settimana e dei mesi dell’anno. Gli incidenti sono piuttosto omogenei dal lunedì al venerdì per diminuire nei week end, eppure il maggior numero di morti e feriti si ha nei fine settimana, segno che il sabato e la domenica si concede maggiore spazio alla superficialità e alle autoconcessioni in fatto di trasgressioni ed esibizionismo. Una lettura confermata anche dall’approfondimento degli incidenti secondo i mesi: analizzando, infatti, l’indice di mortalità, agosto con 2,4 risulta il mese con i risultati più tragici in termini di vittime, a riprova della teoria dell’allentamento dei freni inibitori nei momenti più spensierati.

Un altro accorgimento attuato dall’Associazione è stato quello di rielaborare le statistiche sulla base dell’età: dalle segmentazioni utilizzate, infatti, si può notare come le classi d’età siano disomogenee e pertanto, per determinare più correttamente le medie annuali degli infortunati per classi d’età e tipologia del veicolo, il loro numero è stato diviso per gli anni effettivi all’interno delle classi. Risulta così che per le auto, i conducenti più a rischio infortunio sono i 18-29enni, seguiti dai 30-59enni; per gli autocarri i 30-59enni; tra i ciclomotoristi e motociclisti i 18-29enni seguiti dai 30-59enni, ma è alta anche la quota di minorenni; tra i ciclisti i 30-59enni e i 18-29enni, seguiti dagli ultrasessantenni e da ragazzi e bambini; tra i pedoni, i più esposti a investimenti sono i più anziani, oltre i 60 anni, con una media di 350 all’anno, anche per una fisiologica diminuzione della percezione, dei riflessi e della deambulazione.

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Dott. Nicola De Rossi

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