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Oggi la sentenza a carico del datore di lavoro, del committente e di un altro operaio: fissata anche una provvisionale per i familiari del compianto carpentiere iglesiente
Tutti condannati a due anni di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, i tre imputati per la tragica morte bianca di Claudio Milia (in foto), che dovranno anche risarcire i familiari dell’ennesima vittima di un evitabile infortunio sul lavoro, frutto di gravi e fatali violazioni delle più elementari norme di sicurezza, e a tutti i livelli. Oggi, giovedì 30 gennaio 2025, in Tribunale a Cagliari, dopo più di quattro anni di attesa, presenti in aula anche la moglie, gli anziani genitori e il fratello, assistiti da Studio3A e dall’avv. Marcello Serra, e costituitisi parte civile, il giudice dott.ssa Giulia Tronci ha pronunciato la sentenza del processo per il decesso del compianto operaio 45enne di Iglesias (SU), che perse la vita il 13 novembre 2020, nella zona industriale Sa Stoia della stessa Iglesias. Milia, carpentiere, che lavorava per conto della CQ NOL Srl, impresa del posto che effettua pulizie industriali, noleggio di mezzi industriali e di cantiere, produzione, installazione e manutenzione di lavori di carpenteria metallica e manutenzione di impianti in genere, era salito sul capannone della ditta LO.CI Traporti Srl per verificarne la copertura in vista di alcuni lavori di ristrutturazione della campata sinistra dell’edificio che erano stati affidati all’impresa di cui era dipendente. All’improvviso però il tetto aveva ceduto sotto il suo peso e il lavoratore era precipitato da un’altezza di 4,20 metri; una caduta che purtroppo gli ha causato politraumi troppo gravi e gli è stata fatale, vani i soccorsi.
La Procura cagliaritana ha subito aperto un procedimento penale per ii reato di omicidio colposo con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme antinfortunistiche e i familiari dell’operaio, per fare piena luce sui fatti, la dinamica e le responsabilità dell’infortunio, e ottenere giustizia, tramite il responsabile della sede di Cagliari e Area Manager per la Sardegna, dott. Michele Baldinu, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell’avv. Serra del foro di Cagliari. E al termine delle indagini preliminari il Pubblico Ministero titolare del fascicolo, il dott. Enrico Lussu, ha chiesto tre rinvii a giudizio. Uno a carico di Gianluca Locci, oggi 48 anni, di Villamassargia, perché, per citare la richiesta, “in qualità di titolare della ditta LO.CI. Trasporti, committente dei lavori, non ha provveduto a nominare, prima del loro affidamento, il coordinatore in fase di esecuzione dei lavori relativi all’ispezione per la verifica dell’integrità strutturale inerente gli arcarecci di sostegno della campata sinistra della copertura dell’opificio, in cui operavano due ditte contemporaneamente”.
Un altro all’indirizzo di Giorgio Ciccu, 67 anni, di Iglesias, titolare della CQ-NOL, perché, “in qualità di datore di lavoro di Milia, prima di procedere all’esecuzione dei lavori sulla copertura, non ha predisposto misure di protezione collettiva, ed essendo la copertura di dubbia resistenza, non ha adottato i necessari apprestamenti atti a garantire l’incolumità dei lavoratori, disponendo tavole sopra le ordinature e facendo uso di idonei dispositivi di protezione individuale anti-caduta”.
Infine, è stato chiesto il processo anche per Gianluca Tocco, 45 anni, anche lui di Villamassargia, perché, in qualità di lavoratore dell’altra impresa impegnata nel cantiere, la 2T Società Cooperativa Sociale, “faceva uso difforme da quanto indicato nelle istruzioni d’uso e manutenzione del fabbricante della piattaforma di lavoro elevabile, utilizzata nello svolgimento dei lavori”: la vittima era stata “sbarcata” sul tetto dal cestello della piattaforma condotta da Tocco, che però non era abilitata allo “sbarco”. Secondo l’accusa, “con condotte colpose indipendenti e con violazione di norme di legge e di regolamenti per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, nonché con negligenza e imperizia”, hanno tutti e tre concorso a causare il decesso di Milia.
All’esito dell’udienza preliminare tenutasi nel lontano 19 novembre 2021, tutti e tre gli imputati erano quindi stati rinviati a giudizio: nessuno aveva scelto riti alternativi, decidendo di affrontare il dibattimento. E i familiari del lavoratore si erano costituiti parte civile anche perché, nonostante le pesanti responsabilità in capo ai titolari, nessuna delle imprese convolte aveva mai riscontrato le richieste di risarcimento presentate da Studio3A per conto dei propri assistiti.
Dopo un lungo processo che ha visto tanti rinvii e svariate udienze per acquisire le varie testimonianze e sentire i periti, si è così finalmente giunti a quella di oggi in cui è stata emessa la sentenza di condanna a complessivi due anni per ciascuno dei tre imputati. Il giudice ha altresì stabilito una provvisionale a favore dei congiunti della vittima di 150mila euro per la moglie, centomila per entrambi i genitori e 50mila euro per il fratello. Ciò che più premeva ai congiunti di Milia, tuttavia, era di ricevere una risposta in sede penale per la prematura ed evitabile morte del loro caro, per rendergli un po’ di giustizia e punire le condotte gravemente omissive degli imputati: risposta che, per quanto parziale in rapporto alla terribile e incolmabile perdita patita, adesso è arrivata.
Caso seguito da:
Dott. Michele Baldinu
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